lunedì 12 novembre 2018

Piccolo report dal presidio contro Casa Pound - Alessandria 10 - 11 - 2018

Piccolo report dal presidio contro Casa Pound e i padroni che non pagano i braccianti ad Alessandria di questo Sabato 10 Novembre:

Abbiamo raggiunto la piazza attorno alle 11, un centinaio forse qualcosa di più, di lavoratori, e bandiere della CUB e degli anarchici. Parlando con gli organizzatori abbiamo chiesto quali partiti ed organizzazioni nazionali avessero aderito, non notando alcuna presenza di bandiere dei partiti ed organizzazioni che sfilano quasi quotidianamente nelle molteplici iniziative contro il fascismo, nessuno o quasi, almeno non ufficialmente, come invece si sarebbe dovuto, dato l'episodio altamente significativo e grave dell'appoggio dei fascisti all'azienda agricola Angeleri che non paga i braccianti, in chiave intimidatoria, dopo uno sciopero deciso in assemblea dai lavoratori in gran parte iscritti alla CUB, anch'essa minacciata. Nel caso in questione i fascisti di casa pound si sono finalmente palesati per quello che sono, e molti di quelli che fanno antifascismo di maniera, o peggio distribuiscono a volte un po' a vanvera l'appellativo suddetto, non hanno né condannato il fatto, né aderito ufficialmente al presidio, tanto meno divulgato a gran voce un fatto che disvela la cruda realtà, partecipato almeno con una rappresentanza locale. Niente LEU, niente ANPI, niente Partiti, salvo una presenza risicata del PRC e due bandiere di PAP, la denuncia questa sì a livello nazionale (sito la Riscossa) del PC con presenza di qualcuno, un intervento di una compagna che si è dichiarata dell'ANPI, ma di Voghera. Qualcuno ha da farsi ben più di un'esame di coscienza! Abbiamo dagli interventi appreso che molti altri sono i casi di lavoratori non pagati anche per molti mesi e della necessità di arrivare in tribunale per ottenere il dovuto, non sempre con successo. E' noto che anche in numerosi altri settori si verificano questi ignobili soprusi, qualunque sia il titolo di studio, il luogo di nascita dei lavoratori e il colore della loro pelle.

Di seguito il saluto di L.T. per Casa Rossa  e l'Ambito Comunista "Alessandro Vaia"


martedì 19 giugno 2018

Ieri Charlie, oggi Valencia

Se ieri non ci sentivamo tutti Charlie, oggi non siamo di Valencia. Ancora una volta siamo fuori dal mainstream.

L'entusiasmo mostrato da Vauro sembra provenire dalla grancassa mediatica, che si è guardata bene dal dire che la permanenza della stragrande maggioranza di migranti approdati al porto di Valencia avrà una durata di 45 giorni. Al contrario le trombe della propaganda hanno annunciato che 2500 (dicasi duemicinquecento!) volontari stavano attendendo nel porto della città spagnola i migranti: stiamo parlando di 4 volontari per ogni migrante, un dato da definirsi "non trascurabile".

Da un lato abbiamo i 45 giorni, che sono una permanenza ridicola. Dall'altro disporre di 4 volontari per ogni migrante appare incongruo qualsiasi sia il periodo di permanenza.

Risulta dunque, nella sua pochezza, assai corto il fiato di chi è costretto a rincorrere, rincorrere, rincorrere... Essù, possibile?

E chi ha detto mai che i comunisti fossero mammolette petalose? Non è così. E tutti i crimini di cui sono stati accusati dicono chiaro più di tante altre cose come i comunisti fossero davvero un pericolo per i loro accusatori, i cui crimini di oggi ci auguriamo non rimangano impuniti.

martedì 13 marzo 2018

Elezioni del 4 marzo: discutiamo su che fare?

Cari Compagni, pubblichiamo questa nostra per iniziare una discussione.

Che i tempi siano difficili non meraviglia, la conferma proviene anche dal voto del 4 Marzo.
Il risultato elettorale indica uno spostamento che è l’esito di una politica volta a favorire l’accumulazione di ricchezza dei capitalisti, a discapito della condizione di chi lavora, studia o debba curarsi. Mentre si cancella lo Stato Sociale (sanità, scuola, trasporti) si celebra sempre più l’apertura di fette di mercato ancor più ampie in questi campi, si apre nel contempo un dibattito sull’età per la pensione che ormai si prefigura verso i 70 anni.
É in queste circostanze che il CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali) ha descritto l’Italia, pervasa dal cinismo e dal rancore, un Paese dove l’84% degli italiani non si fida dei partiti ed il 78% non si fida del governo; in queste circostanze la sedicente sinistra non si è neppure fermata per domandarsi cosa stesse accadendo, e perché. Così distinta e distante da coloro i quali avrebbe dovuto rappresentare.
Sono così state punite quelle forze, cosiddette “moderate”, come il PD e Forza Italia, che in questi anni hanno ben rappresentato la linea del capitalismo transnazionale imposta dall'Unione Europea, che hanno svenduto pezzi strategici dell’industria italiana, lasciando al mondo del lavoro concorrenza salariale al ribasso, precarietà e disoccupazione, cancellando l’articolo 18, introducendo il Jobs Act, e tentando di smantellare la nostra Costituzione anche attraverso la modifica dell’art. 81, che riguarda il Fiscal Compact, imponendo il pareggio di bilancio.
In questo quadro, non era difficile prevedere che “la Sinistra Radicale” rappresentata da LEU non avrebbe raccolto i voti in uscita da PD, troppo compromessi i suoi dirigenti. Potere al Popolo, l’altro pezzettino della “Sinistra Radicale”, raccoglie il 40% del voto andato nel 2013 alla Lista Rivoluzione Civile (Ingroia). Non è stato visto dal Popolo come vera alternativa, anzi è stato giustamente percepito come inconsistente e non utile.
Sintomatico a tale proposito è il tema di Georges Soros ed Emma Bonino, un tandem da non perdere di vista, un tema di estrema attualità. Perché non se ne parla, di un finanziere speculatore che ha lucrato nel ’92 sulla svalutazione della nostra lira da lui stesso provocata? Soros, definito oggi “magnate filantropo” ha piegato economie di intere nazioni, con effetti tali da farle regredire riducendone lo stato sociale, fino a farne diminuire l’aspettativa di vita o gettandole nel caos attraverso le ben note “rivoluzioni colorate”. Un vero galantuomo e filantropo Soros, paladino della “società multiculturale, meticcia e solidale”, un estimatore della sua sodale Emma Bonino, guerrafondaia, picconatrice dei diritti di chi lavora e promotrice della proposta di legge “Ero straniero”.
A questo proposito vale la pena di sottolineare, circa i confini nazionali e la sovranità, che questi termini assumono oggi un connotato negativo nel campo della cosiddetta sinistra… Soros docet si dovrebbe dire.
La sedicente sinistra si allinea, come niente fosse, sia al capitalismo USA che a quello europeo, che hanno indubbiamente interessi differenti e spesso concorrenti, pur puntando alla costituzione di organizzazioni governative sovranazionali, nelle quali non scompare affatto il connotato imperialista, ben rappresentato ad esempio dalla NATO e dalla sua espansione.
Che Cuba, Venezuela, Bolivia, Siria ed altri ancora, senza dimenticare i Palestinesi, considerino la sovranità e l’indipendenza non un feticcio ma un bene prezioso, per il quale si sia già pagato e si stia pagando ancora un caro prezzo, sia in campo economico che in quello della perdita di vite umane, pare non avere alcun peso.. Distinta e distante, una sinistra matrigna disdegna l’internazionalismo abbracciando un globalismo gretto e pernicioso. Un globalismo ipocrita che ha contribuito a condurci sin qui.
Una scelta di campo ora si afferma come necessaria, che sia internazionalista e non globalista.
E se questo vale per la “sinistra”, per i comunisti è imprescindibile.
Purtroppo le organizzazioni sedicenti comuniste sono spesso state subalterne culturalmente e politicamente a questa sinistra, anziché esserne perno ed avanguardia, hanno abbandonato il marxismo-leninismo e tutti gli strumenti scientifici assegnatici in dote dai nostri predecessori, anche compatrioti come Gramsci, studiato ed utilizzato con profitto ad esempio in America Latina.
In un Paese colonizzato come il nostro si rendono più che mai necessari alcuni paletti, pensare il multipolarismo come fondamentale è uno di questi, dunque la scelta da compiere è di stare con i BRICS.
Fondamentale per i comunisti avere ben chiare le forze in campo e scegliere nettamente da che parte stare per salvaguardare ora il futuro dell’umanità, partendo dall’analisi concreta dei dati concreti di realtà.
Fondamentale per i comunisti, per l’immediato e per la salvezza del nostro Paese, per la sua sovranità che passa dall'indipendenza delle scelte in economia, e dei rapporti economici e commerciali, avere un programma politico compiuto sull'Unione Europea e la NATO, il Medio-Oriente e l’Africa, quindi la geopolitica, l’immigrazione e il lavoro, lo Stato Sociale (scuola, sanità e casa) le nostre città (ora gravemente abusate dall'interesse del grande capitale), e le “alture strategiche” del Paese (trasporti, comunicazione, energia, chimica, meccanica), infine la scelta di campo.
É finito il tempo per continuare con la ripetizione degli errori. E con essi è finito il tempo dell’accettazione di dirigenti che li hanno non solo compiuti, ma reiterati.
Alcuni ci si sono ancora attardati, noi rimandiamo al blog dell’Ambito Comunista Alessandro Vaia - Milano, sul quale si può leggere uno scritto del 16 gennaio 2018, di quasi due mesi fa, intitolato Elezioni Politiche 2018: Ci Risiamo.
É per noi necessario mettere definitivamente ai margini coloro che, per dabbenaggine od opportunismo, abbiano contribuito a portarci nella condizione attuale, con la consapevolezza che nessuno con questa coscienza può ritrarsi dal mettersi in gioco con tutto il suo intelletto e la sua volontà, con la consapevolezza della Fatica Grande che ci aspetta, ricordando quella fatta dai nostri compagni nell'epoca del fascismo e della clandestinità.
In circostanze come queste proponiamo di iniziare a discutere, non prendendo il filo dal capo sbagliato, come più volte tentato in questi anni, ma generando una discussione che per gradi sviluppi la necessaria presa di coscienza e determinazione per compiere i passi successivi, con i tempi che madre natura determina, convinti che la necessità sia urgente.
I compagni dell’Ambito Comunista Alessandro Vaia (Milano)

giovedì 18 gennaio 2018

A proposito della LAMINA e dei suoi morti sul lavoro

Non è il caso di addentrarsi in una discussione su quanto si investisse per la sicurezza in LAMINA.
È sulla decisione, presa da esterni, di andare all’azienda per manifestare la propria indignazione, che invece vogliamo puntare l’attenzione; una decisione che si rivela sprovveduta per mancanza di conoscenza del mondo del lavoro, così come è indicatrice di forte autoreferenzialità, senza contare che una situazione così drammatica necessita di maggiore modestia e umiltà.
Appena venuti a conoscenza della chiamata a raccolta per andare alla LAMINA ci siamo chiesti se si fosse parlato con i lavoratori dell’azienda di questa decisione, se ci si fosse preoccupati di un confronto con loro sulle modalità con cui si andava a manifestare davanti all’azienda.
Infatti due erano le cose che non si dovevano perdere di vista, la morte dei loro compagni di lavoro così come il sequestro giudiziario dell’azienda. Il tutto all’interno di un contesto che non si è tentato neppure di conoscere e che invece va necessariamente considerato.
È chiaro che se si è andati al presidio senza considerare il contesto, non si sono contattati prima i lavoratori, non si è tenuto in nessun conto lo stato di preoccupazione e l’angoscia in cui si sono venuti a trovare, con il risultato di vedere un lavoratore della LAMINA fare delle obiezioni, sostenendo che lui e i suoi colleghi non erano neppure stati informati del presidio così come delle modalità con cui si sarebbe svolto.
Parlando proprio delle modalità con cui si è svolto questo “presidio”, c’è anche la banda che intona “Addio Lugano bella”, lo speakeraggio un po’ manieristico e lo striscione non concordato con i lavoratori. Tralasciando il dato di partecipazione a questa iniziativa è evidente che, a fronte di fatti così drammatici, non ci si può consentire scivoloni.

Poiché non abbiamo in mente «e che te lo dico a fare», diciamo chiaro chiaro che con questa riflessione intendiamo dare un contributo.. affinché non si ripeta la mancanza di valutazione delle circostanze e, in sintesi, gli svarioni conseguenti: queste cose sono troppo serie e vanno affrontate in tutt’altro modo.

martedì 16 gennaio 2018

Elezioni politiche 2018: ci risiamo.

Manifestiamo con questo documento l'idea che ci siamo fatti di questo passaggio elettorale, che avviene in circostanze inedite, a partire dal dopoguerra.

Il ventre della bestia capitalista è sempre più vorace, troppo per credere di trovare delle soluzioni per ammansirla, evitando di esserne sbranati, l’unica soluzione, ora più che mai, è il suo abbattimento, proprio per questo occorre dedicarsi all'idea di un partito comunista, che sappia pensare ed agire attraverso l’analisi concreta fondata su dati concreti di realtà.

Ci risiamo...

Siamo compagni che, senza risparmiarsi, hanno militato nel corso degli anni per il PRC, per il PdCI (divenuto in seguito PCdI ed oggi PCI) così come in altre formazioni di sinistra. Dopo avere constatato che i nostri sforzi erano gettati al vento, ci siamo incamminati su un percorso di guarigione da quella che definiamo “sindrome del criceto”. A questo animaletto ci siamo paragonati, correndo anche noi, così come lui, su una bella rotella: il fatto è che non si è avanzati neppure di un millimetro anzi, pur correndo a perdifiato, si è rimasti sempre chiusi all'interno della gabbia. Dopo avere realizzato, sia pur con dispiacere, che andandocene saremmo rimasti senza “casa”, abbiamo deciso di scendere dalla rotella e di uscire dalla” gabbia” per dar corpo ad un ambito comunista di discussione, al quale abbiamo dato il nome di Alessandro Vaia, commissario di guerra del Comando Piazza, che a Milano coordinerà l'insurrezione vittoriosa del 25 aprile 1945. In questa scelta non ha pesato una volontà di autocelebrazione, bensì la consapevolezza che, per arrivare dove è arrivato Alessandro Vaia, è indispensabile sapere bene che volontà e responsabilità dovranno necessariamente accompagnare coloro che saranno disposti a far fronte alle difficoltà, derivanti dal processo di costruzione, all'interno del quale non è dato agire se non sopportando l’obbligo ineludibile della Fatica.

A partire da qui

sappiamo che il 4 marzo 2018 si voterà per le elezioni politiche. A 10 anni di distanza si ripropone una “soluzione” salvifica per avere una rappresentanza parlamentare che “porti” all'interno delle istituzioni proposte e istanze provenienti dal... popolo.

Nel 2008, tenendo insieme socialdemocratici, verdi, “rifondatori” e comunisti italiani, si tentò, senza riuscirci, di conseguire lo stesso obiettivo attraverso la lista “Sinistra Arcobaleno”; la scelta di pensare alla somma aritmetica del consenso raccolto precedentemente da ognuna di queste forze non pagò: con un’affluenza alle urne dell’80,45%, alla Camera i voti furono 1.124.418 (3,08%), al Senato furono 1.053.154 (3,21%).

Nel 2013, a partire da “Io ci sto”, si giunse (non senza avere prima tentato l’alleanza con il PD) alla creazione della lista “Rivoluzione Civile”; con un’affluenza alle urne del 75,19%, l’esito ottenuto fu di 765.188 voti per la Camera (2,25%) e di 549.995 per il Senato (1,79%).

Fin qui i dati delle elezioni politiche che, negli ultimi 10 anni, hanno visto la sinistra perdente nel cimento. Al momento attuale appare difficile superare la soglia di sbarramento situata al 3%, per formazioni che si dicano collocate “a sinistra” di Liberi e Uguali. Su quest’ultima  “creazione” non ci soffermiamo.
I motivi di perplessità circa la scelta di dar vita ad una lista che si chiami “Potere al popolo”, per concorrere alla prossima scadenza elettorale, si possono dire così: